19/7/2023
L’Archivio è partner istituzionale del primo museo nazionale sul grande tenore
In occasione dei 150 anni dalla nascita di Enrico Caruso, uno dei più importanti tenori di tutti i tempi, il 20 luglio è stato inaugurato all’interno del Palazzo Reale di Napoli il primo museo nazionale dedicato all’artista, a cura di Laura Valente. Un unico grande spazio, la monumentale sala Dorica, accoglie non una semplice esposizione di cimeli ma una vera e propria stanza delle meraviglie, con animazioni in 3d e piattaforme multimediali, postazioni e installazioni musicali e cinematografiche, un caleidoscopio di effetti rivolto ai bambini come agli appassionati, agli addetti ai lavori e ai visitatori da tutto il mondo.
L’Archivio Storico Ricordi, partner istituzionale del museo, ha contribuito alla realizzazione dell’allestimento attraverso numerose riproduzioni dalle proprie collezioni, in particolare manoscritti musicali e fotografie originali. Immagini che ritraggono l’Enrico Caruso interprete, durante i suoi viaggi o nel tempo libero, ma anche pagine dalle riviste Ricordi (Musica e Musicisti e Ars et Labor), autografi delle romanze a lui dedicate dei più famosi autori dell’epoca (Francesco Paolo Tosti, Luigi Denza, Pier Adolfo Tirindelli) e pagine dai copialettere (l’invio dello spartito di Fanciulla del West per studiare la parte e di cui sarà il primo Dick Johnson o il telegramma inviato ai familiari alla sua morte). Il materiale fornito in formato digitale è stato anche riprodotto nel catalogo della mostra, grazie al supporto curatoriale dell’archivista e conservatrice Maria Pia Ferraris. La quale così descrive la presenza del tenore in Archivio:
L’Enrico Caruso presente nell’Archivio Storico Ricordi di Milano non è solo il grande tenore che l’editore musicale milanese desidererebbe avere come interprete nelle première più importanti, perché la sua presenza scenica è una certezza di successo al di là del valore dell’opera. Non è solo il protagonista indiscusso della prima al Metropolitan della Girl pucciniana, quel Dick Johnson nella Fanciulla del West del 1910 accanto a Emily Destinn. Non è solo il perfetto Pinkerton nella prima londinese di Madama Butterfly nel 1905 o il “solito straordinario Des Grieux” – parole dello stesso Giacomo Puccini – alla prima di Manon Lescaut a New York nel 1907.
L’Enrico Caruso in Archivio è anche il tenore generoso, che partecipa cantando nel Quartetto di Rigoletto, diretto da Arturo Toscanini, alla serata di gala al MET per raccogliere fondi in aiuto dei parigini colpiti dalla grande alluvione del gennaio 1910.
Caruso in Archivio è anche l’amico di Francesco Paolo Tosti, uno dei più celebri autori di romanze, ancora oggi cantate in tutto il mondo. Ogni volta che si reca a Londra lo incontra, scherzando con lui davanti all’obbiettivo del fotografo. A loro volta Tosti, Luigi Denza, Pier Adolfo Tirindelli – tutti autori pubblicati da Ricordi – gli dedicano le loro melodie, che lui incide su quei primi dischi, che diffondono la musica italiana e soprattutto napoletana nel mondo. È grazie a lui se perfino Gabriele D’Annunzio diviene paroliere “napoletano” e scrive la celebre ‘A Vucchella, musicata da Tosti e incisa per ben quattro volte da Caruso, che la rese famosissima in America.
Caruso è un mito. Ogni occasione è buona per Ricordi per pubblicare sulle sue riviste notizie e foto del tenore che sia in partenza per l’America o a cena dopo un successo sui più importanti palcoscenici del mondo, per la gioia dei lettori grandi fan del tenore.
Fino al giorno in cui a essere scritte non sono più le parole di un articolo a lui dedicato, ma quelle di un telegramma inviato dai gerenti di Casa Ricordi – Carlo Clausetti e Renzo Valcarenghi – alla famiglia Caruso all’Hotel Vesuvio di Napoli, il 3 agosto 1921: “Tutte le fonti del canto ci sembrano estinte con l’immatura scomparsa del glorioso artista che per tanti anni fece vibrare nel mondo il nome d’Italia”.
Maggiori informazioni: Museo Caruso